martedì, settembre 21, 2010

Pd: Vendola, centrosinistra puo' sconfiggere berlusconismo con primarie


Pd: Vendola, centrosinistra puo' sconfiggere berlusconismo con primarie

Roma, 20 set. (Adnkronos)

 

Certo, se Berlusconi si presentasse candidato alle primarie del PD potrebbe correre il rischio di perderle….



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giovedì, luglio 01, 2010

Sansonetti: ''Protesta fuori tempo e fuori luogo''


http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Sansonetti-Protesta-fuori-tempo-e-fuori-luogo_622709752.html

 

Sansonetti: ''Protesta fuori tempo e fuori luogo''

ultimo aggiornamento: 01 luglio, ore 13:00

Roma (Adnkronos) - Il direttore de 'Gli Altri' sul 'Riformista': ''La svolta autoritaria consiste nel limitare i poteri degli 007'' e ''la discussione è tra chi vorrebbe ridurre il potere spionistico e la sua capacità di condizionare la vita pubblica e l'informazione, e chi invece crede che il potere spionistico garantisca trasparenza e repressione e presunzione di colpa, e che questa sia l'esigenza principale dell'Italia dei nostri tempi. E la sinistra, e i liberali, e gli intellettuali? Tutti scomparsi, o silenziosi, o travolti dal nuovo amore per le manette e le spie''

Roma, 1 lug. (Adnkronos) - ''E così i giornalisti italiani, domani, daranno questo bello spettacolo: sfileranno uniti, senza distinzioni di colori politici, per protestare contro una legge che non c'è, che non è imminente, che probabilmente non ci sarà mai, che comunque non è affatto importante, e che però - casomai ci fosse - darebbe un briciolo di fastidio alla categoria. Una volta si diceva: alla 'corporazione'''. La voce 'fuori dal coro' è quella di Piero Sansonetti, ex direttore di 'Liberazione' oggi direttore di 'Gli Altri', che, in un intervento su 'Il Riformista', bolla la mobilitazione dei giornalisti contro la cosiddetta ''legge-bavaglio'' come una ''protesta fuori tempo e fuori luogo''

''Tra tutte le corporazioni, quella dei giornalisti è la più potente, perché controlla, o comunque influisce sui giornali e sulle tv e dunque può determinare le fortune o la disgrazia dei gruppi politici - scrive Sansonetti - La corporazione dei giornalisti usa con disinvoltura questo suo potere, e riesce spesso a deviare il corso della politica e delle leggi. Lo ha fatto anche stavolta. Domani - mentre le Regioni e gli enti locali attraversano la più grave crisi della propria storia, perché la manovra economica ha tolto loro i soldi per funzionare, mentre migliaia di donne fanno i conti con la pensione, che improvvisamente, nel giro di qualche ora, si è allontanata di quattro o cinque anni, mandando all'aria i loro progetti di vita, mentre gli operai di Pomigliano ignorano il loro destino, non sanno se la Fiat investirà o chiuderà lo stabilimento, mentre gli operai di tutt'Italia temono nuove Pomigliano, cioè la perdita di diritti, o del lavoro, la bastonata della globalizzazione (o, diciamo meglio: dell'uso padronale della globalizzazione), mentre tutte queste vicende richiederebbero la mobilitazione politica, per esempio, della sinistra, e l'impegno professionale, per esempio, dei giornalisti - domani invece, dicevamo, assisteremo a un fenomeno surreale: tutti i giornalisti, da Feltri a Travaglio, da Scalfari a Belpietro, dal sindacato Rai ai direttori e ai redattori di "Stampa" e" Corriere" di "Libero" e del "Fatto" e tutti gli altri - seguiti da una gran fanfara di televisioni, telegiornali, giornali, speciali, radio, eccetera eccetera - occuperanno la piazza per dire: no alla svolta autoritaria''.

''E in cosa consisterebbe questa svolta autoritaria (che comunque è rinviata a settembre, o forse a dicembre, o forse dopo le elezioni anticipate o forse sine die...)? - si chiede Sansonetti - Consiste nel limitare i poteri degli 007. Già, le cose stanno esattamente così: la discussione è tra chi - pochissimi, tra i giornalisti quasi nessuno - vorrebbe ridurre il potere spionistico e la sua capacità di condizionare - o addirittura di guidare, di dirigere - la vita pubblica e l'informazione, e chi invece crede che il potere spionistico, pur con i suoi difetti, comunque garantisce trasparenza e repressione e presunzione di colpa, e ritiene che la trasparenza e la repressione e la presunzione di colpa siano l'esigenza principale dell'Italia dei nostri tempi. E la sinistra, e i liberali, e gli intellettuali che per tanti anni sono stati la gloria di questo Paese? Tutti scomparsi, o silenziosi, o travolti dal nuovo amore per le manette e le spie''.

''I giornalisti dicono che le cose non stanno come dico io. Che quella contro la quale si battono è una legge-bavaglio. Che limita la nostra libertà, la nostra professione. Mi chiedo: quale libertà, quale professione? La libertà di pubblicare sul giornale paginate che ci sono state offerte da poteri che non conosciamo e per scopi che non conosciamo e che servono a tagliare le gambe a qualcuno, magari con l'uso dello sputtanamento della sua vita privata o cose del genere? Sarebbe libertà?'', prosegue Sansonetti, che aggiunge: ''Mamma mia. Sapete cos'è che mi lascia davvero stupito? Questa domanda: ma i miei colleghi si saranno accorti in questi giorni che mentre su temi come la giustizia, o il berlusconismo, o le varie vicende di sesso e potere e vita pubblica, o la spartizione dei posti in Rai, su questi temi qui i giornali italiani si dividono e si accapigliano, succede che invece non si accapiglino per niente, e marcino come un sol uomo se il problema sul tappeto sfiora la Fiat? Si saranno accorti che tutti i giornali italiani, nei giorni della crisi di Pomigliano, hanno pubblicato editoriali, commenti, approfondimenti, schede e rubriche, e pezzi di colore, tutti, tutti, tutti gemelli? E non gli è venuto da chiedersi: hai visto mai che qualcuno ci stia mettendo il bavaglio?''.

''E infatti - conclude - domani sfileranno, i miei colleghi giornalisti, a braccetto con gli editori, dietro i loro leader che principalmente sono due: Carlo De Benedeti e Rupert Murdoch. Uno italiano e uno straniero. Sfileranno sotto il sole e grideranno: 'Andremo in prigione se sarà necessario, ma sulla libertà non transigeremo mai'. Non si preoccupino, nessuno li metterà in prigione. Né se la legge si farà, né se, come è molto probabile, non si farà. Hanno sbagliato Risorgimento, tutto qui''.

 

Ho sempre avuto il sospetto, pur pensando in modo diametralmente opposto a Sansonetti, che fosse una persona intelligente. Ora ne ho la conferma. Posso non essere d'accordo sulle motivazioni, posso pensarla diversamente su alcune cose, ma di fondo la sua è una giusta e realista analisi della situazione che lascia però impietosamente esposta la verità.

 

 



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mercoledì, giugno 16, 2010

LO STRANO GIOCO DELLA POLITICA

Leggo qui un intervento a mio modo di vedere illuminante( che riporto in calce per i pigri):

http://lapulcedivoltaire.blogosfere.it/2010/06/gli-incoerenti-ipocriti-della-legge-sulle-intercettazioni.html          

 

Certo, a ben guardare si potranno trovare situazioni simili anche a destra, ma è opprimente pensare che la politica oggi sia proprio questo. Invece di essere una dialettica affermazione delle proprie ragioni è diventata una dialettica negazione delle affermazioni altrui.

Le intercettazioni non sono l'argomento più strettamente legato alla nostra sopravvivenza, ma fa riflettere che si usi questo approccio per legiferare e per creare quindi il futuro dei nostri figli.

 

Credo sia giunto il momento per chi è padre e sente la sua come una missione, chi non è ancora padre ma pensa di diventarlo nei prossimi 20 anni, chi tiene al proprio futuro, chi pensa che qualche cosa non sta funzionando, di alzarsi e far sentire la propria voce, la democrazia è questa, il comunicare il proprio parere nel rispetto del parere altrui e pretendere la stessa attenzione che siamo disposti a dare a chi non la pensa come noi.

 

Chi oggi ci governa, ed essendo in democrazia siamo governati da maggioranza e opposizione, deve cominciare a dare l'esempio di un nuovo approccio ai problemi oppure è meglio che cominci a pensare a nuovi sbocchi professionali perché questo vecchio e logoro modo di gestire la cosa pubblica sta per collassare su se stesso fagocitando tutti quelli che su questo sistema hanno costruito le loro fortune.

Stiamo vivendo un nuovo medio evo, potremo uscirne solo lavorando tutti assieme ad un nuovo rinascimento. Stare fermi ed attendere il divenire delle cose non ci porterà nessun risultato favorevole.        

Gli incoerenti ipocriti della legge sulle intercettazioni

Pubblicato da Paolo della Sala alle 17:37 in Politica


 

Premesso che il diritto di parola e stampa va prima di tutto, e che quindi il provvedimento è un vulnus...

"22 febbraio 2008"
Il programma elettorale del Partito democratico (Capitolo Giustizia); il tema è quello delle intercettazioni:
"Il divieto assoluto di pubblicazione di tutta la documentazione relativa alle intercettazioni e delle richieste e delle ordinanze emesse in materia di misura cautelare fino al termine dell'udienza preliminare, e delle indagini, serve a tutelare i diritti fondamentali del cittadino e le stesse indagini, che risultano spesso compromesse dalla divulgazione indebita di atti processuali. E' necessario individuare nel Pubblico Ministero il responsabile della custodia degli atti, ridurre drasticamente il numero dei centri di ascolto e determinare sanzioni penali e amministrative molto più severe delle attuali, per renderle tali da essere un'efficace deterrenza alla violazione di diritti costituzionalmente tutelati".

10 giugno 2010. Walter Veltroni (che quel programma aveva elaborato): "Il ddl intercettazioni è una ferita aperta per il Paese, una ferita profonda e mi auguro che alla Camera sia possibile discutere, come è diritto del Parlamento, senza quella brutta parola che è 'blindatura'. È una giornata brutta per il Paese. Va salvaguardata l'autonomia del lavoro dei magistrati così come la libertà della stampa di raccontare quel che accade nel Paese".

13 giugno 2007. Romano Prodi:
"Pagine intere di giornali e ore di trasmissioni televisive dedicate alla trascrizione e alla diffusione di intercettazioni telefoniche, che nulla mostrano e dimostrano, rischiano di alimentare un clima di scontro e di disagio verso le istituzioni e la politica che è inopportuno e pericoloso".
11 giugno 2010. Romano Prodi: "Sono preoccupatissimo. La prima pagina vuota di Repubblica di oggi esprime anche lo stato del mio animo. Io sono personalmente molto, molto preoccupato perché è la democrazia che entra in sofferenza, che respira male". 22 dicembre 2007. Fausto Bertinotti: "Le intercettazioni rese pubbliche sono una violazione dei diritti dei cittadini e delle persone, di chiunque esse siano". 23 dicembre 2007. Dario Franceschini: "La pubblicazione di intercettazioni è inammissibile" 22 maggio 2010. Dario Franceschini: "La battaglia che faremo sulle intercettazioni sarà durissima. Vediamo se c'è davvero in Italia una destra che ritiene che la libertà dei cittadini ad essere informati sia superiore a qualsiasi altro interesse"."
-via Gargantua  La coerenza? Roba da fessi Link: Il programma del PD, sezione Giustizia(via rog2 (via toscanoirriverente (via ringoworld

"Il Foglio ha chiesto ai corrispondenti stranieri in Italia se anche nei loro paesi i giornali pubblicano le paginate di intercettazioni Jörg Bremer, della Frankfurter Allgemeine Zeitung, risponde con molta decisione che "in Germania niente del genere sarebbe possibile. È vietato e non è mai successo. Per quanto riguarda la Faz, il mio giornale, non ha mai pubblicato il testo di un'intercettazione prima di un processo". Libération, Eric Joseph, dice che a sua conoscenza "mai in Francia, né sul mio giornale né su altri, sono state pubblicate intercettazioni con particolari privati che non abbiano un interesse pubblico. Solo il Nouvel Observateur ha pubblicato un presunto sms di Sarkozy alla ex moglie Cécilia, ed è finita con le scuse del giornale". Miguel Mora, del quotidiano spagnolo El País: "Non è mai successo che venissero pubblicate intercettazioni come accade sui giornali italiani, anche perché noi abbiamo una norma deontologica che lo evita. Evita, cioè, che persone che non hanno a che fare con una certa indagine compaiano con nome e cognome sui giornali. Il contrario sarebbe strano".

Peter Popham, Independent: "In Inghilterra non è mai successo ed è impensabile"
Patricia Mayorga, cilena di El Mercurio: "Non è mai successo che il mio giornale abbia pubblicato intercettazioni del genere di quelle che escono in Italia. DIREI DI PIU': IN CILE LE INTERCETTAZIONI NON SI USANO TANTO, SE NON ALTRO PER IL RICORDO DI QUELLO CHE E' STATO IL REGIME DI PINOCHET" Rachel Donadio, del New York Times, dice che non sono mai state pubblicate pagine di intercettazioni sul New York Times o altrove, "se non quelle rese pubbliche durante i processi". Conclude Donadio: "E' diversa ANCHE LA SINISTRA, CHE IN ITALIA VUOLE PIU' INTERCETTAZIONI, AL CONTRARIO DI QUANTO AVVIENE NEGLI STATI UNITI""


 



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martedì, maggio 18, 2010

RIFLESSIONI OPERATIVE


Bersani ( PD):"Sull'Afghanistan va fatta una riflessione, come la sta facendo il presidente Obama"

 

Non so cosa intendesse l'onorevole Bersani, mi sembra però chiaro che il Presidente Obama nelle sue riflessioni non stesse immaginando una passeggiata a braccetto con il leader dei terroristi locali come piace tanto al compagno D'Alema, l'unico esito che per il momento si riesce a vedere è l'aumento di 3 volte del personale militare inviato in Afghanistan.

 

Se tutti i capi di governo facessero le stesse riflessioni probabilmente oggi in quel paese ci sarebbero più soldati che afgani…. E non sarebbe una brutta cosa a pensarci bene.   



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mercoledì, marzo 31, 2010

DEDICATO

Milton continua la sua analisi con un invidiabile lucidità ed acutezza

Tratto da l'Occidentale

 

Dedicato a...

Berlusconi ha vinto. Punto e a capo

 

30 Marzo 2010

Aveva chiesto una scelta di campo e gli elettori lo hanno ancora strascelto. Giudici fans del Che lo hanno costretto a scendere in campo e in due settimane, come al solito, si è portato a casa il successo.

Ha vinto Berlusconi. Punto e a capo.

Ci sono tuttavia molti sassolini che bisogna togliersi e che ci permettono di fare alcune dediche all'indomani di questo successo elettorale.

Dedicato innanzitutto al Cav., che in ordine di tempo negli ultimi dodici mesi è stato: pedofilo reticente, puttaniere domestico, mafioso e ideatore di stragi e, in un crescendo oxfordiano, piduista fascista e sodomizzatore degli italiani (senza contare Bertolaso, la nuova Tangentopoli e altre simili panzane). La forza della leadership, o come direbbero alcuni che avrebbero l'ambizione sostituirlo, la forza del cesarismo. Evviva il cesarismo!

Dedicato al PdL, quel PdL che era a Piazza San Giovanni, a quel popolo e al suo capo popolo e soprattutto a chi non c'era, ammantato di pavidità istituzionale (a proposito Presidente Fini, la Sua carica istituzionale, Le ha consentito di andare a votare?). Dedicato a quel partito senza democrazia interna, senza dialogo, becero e pieno di veline, che porta in carrozza la Polverini alla vittoria senza avere il proprio simbolo nella Capitale del Paese, che stravince (anche senza contare l'UDC in Calabria e Campania) e che, non fa mai male ricordarlo, è ancora il primo partito nel Nord in Piemonte, Lombardia, Friuli e sta davanti alla Lega anche in Liguria. Un partito insomma, che dice, senza equivoci a chi non si sente a suo agio al suo interno, di accomodarsi alla porta.

Dedicato agli ossessionati di Repubblica e alle loro 10 noiosissime domande. Dedicato al popolo viola che ora può tornare a elucubrare di democrazia sulla rete che ha sostituito, nel loro immaginario, Capalbio. Dedicato anche al popolo delle carriole (la Provincia dell'Aquila è tornata al PdL) ricettacolo telecomandato di sezioni partito.

Dedicato a Bersani e alla Bindi, rispettivamente segretario e Presidente della Lega degli Appennini, ex-Partito Democratico, ormai capaci di vincere solo dove il sistema di potere è così marcio e costituito, ancora sospesi tra il giustizialismo Di Pietro e la vecchia cara nostalgia comunista.

Dedicato all'ANM, ormai la vera opposizione del Paese, che da anni vuole imporre le regole oltre che applicarle, che detta i tempi della politica intervenendo puntualmente in ogni campagna elettorale… che tornassero a fare i giudici passando meno tempo in TV e sui giornali.

Dedicato ai sacerdoti e alle prèfiche della costituzione, agli ossessionati dal conflitto d'interessi, al soviet della Federazione Nazionale della Stampa, ai fotografi di villa Certosa e al povero appuntato costretto a passare la giornata ad intercettare il Presidente del Consiglio.

Berlusconi ha vinto. Punto e a capo.

 


 



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lunedì, marzo 08, 2010

RIDATECI IL PARTITO-CASERMA

Tratto da " I'Occidentale"

http://www.loccidentale.it/articolo/ridateci+il+partito-caserma+ma+solo+se+a+decidere+%C3%A8+berlusconi.0087441

 

 

Leader o caporali?

Ridateci il partito-caserma basta che a decidere è Berlusconi

di

Milton

8 Marzo 2010

Ci ha dovuto pensare come al solito lui, battendo i pugni sul tavolo nell'incontro al Quirinale (ma perché non lo fa più a spesso anche al Consiglio dei Ministri?), mettendoci come sempre la faccia. Gli elettori del PdL della Provincia di Roma avranno la possibilità di esprimere il proprio voto, cosa quanto mai ovvia in una democrazia, nonostante il pasticciaccio combinato da qualche incapace  (a proposito, con calma, dopo le Regionali, qualcuno avrà la dignità di farsi da parte?).

Ci ha dovuto pensare come al solito lui. Quelli che schiamazzano, borbottando di cesarismo ed altre amenità, erano evidentemente impegnati in altre faccende, magari intenti a pensare a costruire una destra moderna contrapposta a quella becera e berlusconiana, oppure a stimolare il dialogo interno al PdL, che "così com'è non va proprio bene".

Ci ha dovuto pensare come al solito lui, nonostante quelli che blaterano di regole cambiate in corso. Ma quali regole e quali arbitri, in un Paese dove un segretario di partito può tranquillamente ed impunemente chiedere "abbiamo una banca?", mentre allo stesso modo un poveraccio che vuole curarsi un mal di schiena, si ritrova alla berlina e con un avviso di garanzia. Ma quali regole, se siamo in un Paese in cui si devono aspettare 17 anni per essere assolti, per non aver commesso il fatto, da reati tanto infami quanto peregrini, quali il concorso esterno in associazione mafiosa. Ma quali regole, se gli arbitri ormai da anni vogliono ribaltare l'Italia come un calzino, se gli arbitri ogni giorno rilasciano interviste parzialissime sulla loro presunta imparzialità, se gli arbitri scendono in politica sfidando i loro stessi indagati. Ma per favore!

Ma quali regole: mi sapete per esempio spiegare perché Silvio Scaglia sta in carcerazione preventiva. Non c'è pericolo di fuga, è tornato dall'estero di suo sponte, non c'è pericolo di reiterazione del reato, non ha infatti più cariche all'interno di Fastweb ormai da anni, non può inquinare le prove, è indagato già dal 2007. Un mistero, ma qualcosa mi dice che rimarrà in carcere a lungo, la speranza è che non faccia la fine di Gabriele Cagliari e molti altri.

Ed ancora ci ha dovuto pensare come al solito lui, a sistemare le ronde elettorali di questi vetero-libertari da codicilli, annoianti digiunatori a singhiozzo, che per decenni hanno sbandierato le canne libere e gli aborti rivoluzionari fuori legge, difeso terroristi e speso soldi pubblici per mandare in onda improperi e logorroiche elocubrazioni del loro leader, sempre più simile ormai al Crono divoratore dei propri figli, tra un cappuccino e un altro. Questo lo ricordi anche la CEI, quando parla di regole cambiate, in una nota domenicale all'uscita dalla Messa (ma la domenica non era il giorno del Signore!?). 

Ma fortunatamente ha vinto il partito-caserma, un partito con un leader che batte i pugni sul tavolo e (finalmente) dice "qui si fa come dico io", un partito che tuttavia, da domani, deve cominciare ad accompagnare alla porta i congiurati (il gruppo misto esiste per questo!) ed accantonare i cortigiani incapaci. Il partito, al contrario, ha bisogno di opliti preparati e solide falangi, senza colonnelli né generali, di un leader che comanda. Ha bisogno di poco dialogo interno e nessun confronto, piuttosto servono decisioni veloci su un programma già scritto e soprattutto votato da milioni di elettori; mancano tre anni alla fine della legislatura e l'auspicata rivoluzione liberale, dopo quindici anni, deve purtroppo ancora cominciare.

Non è più l'ora dei distinguo e dei moniti, e se Di Pietro e il fedele servitore Bersani chiamano a raccolta la piazza, dovranno avere pane per i loro denti. 

 

 




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